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Il Parkinson di mia madre sembra essersi fermato

Mi chiamo Vincenzo e vivo in provincia di Milano. Nel 2003 abbiamo scoperto che mia madre, Nerina, che ha ormai 82 anni, era affetta da Parkinson.

Abbiamo scoperto la stimolazione plantare nel 2010, quando non si chiamava ancora AMPS e Gondola® non esisteva ancora e il trattamento veniva effettuato manualmente da Stefano Tassin, che aveva scoperto e perfezionato il metodo. Eravamo tra i primi pazienti ad approcciare questa terapia. Ricordo che portavo mia mamma due volte a settimana e i benefici della stimolazione erano immediati. Si entrava zoppicando e si usciva camminando!

In quei mesi si iniziava a parlare della realizzazione di un dispositivo medico in grado di erogare la terapia a domicilio, che avrebbe consentito di effettuare le stimolazioni a casa propria ed in completa autonomia. Così, quando a febbraio 2012 arrivarono i primi prototipi di Gondola®, mia madre fu tra le prime a utilizzarne uno.

Le indicazioni erano di sottoporsi alla terapia con l’assistenza di una persona per calzare correttamente Gondola® e così, dopo la formazione sull’utilizzo del dispositivo, mia madre e io iniziammo a utilizzarla autonomamente a casa, evitando di recarci presso lo studio fisioterapico per le applicazioni.

Potendo gestire in autonomia le stimolazioni ci rendemmo conto che una applicazione a settimana era sufficiente a mantenere i benefici che, anche con il prototipo, erano immediati come con la stimolazione manuale. Non solo.

Grazie all’utilizzo regolare di Gondola®  abbiamo potuto diminuire i dosaggi di Madopar con evidenti benefici nella riduzione dei movimenti incontrollati e relativi stress a carico dell’intero sistema.

Sono passati cinque anni e a inizio 2015 abbiamo ricevuto l’evoluzione del dispositivo Gondola® . Ovviamente in questo tempo non siamo, come tutti, ringiovaniti e il quadro clinico di mia madre è stato aggravato dall’artrosi avanzata, dall’incurvamento della spina dorsale e da una protesi all’anca.

Possiamo però affermare che il suo Parkinson non è progredito anzi, pur nelle complicanze di un quadro clinico estremamente complesso, possiamo parlare di evidenti miglioramenti nella capacità di movimento e nella qualità della vita.”